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    29 NOVEMBRE 2003: vogliamo il Tempo Pieno non il DOPO SCUOLA.



    Teso dell'intervento G.A.S.P. del 29 novembre in P.zza Maggiore

    Non è la prima volta che i GENITORI scendono in piazza a Bologna.
    E' successo il 25 maggio 2002 per protestare contro i TAGLI, è successo nuovamente lo scorso 26 settembre per dire NO alla cancellazione del tempo pieno.
    Succede di nuovo oggi con una differenza: i genitori , gli insegnanti i bambini qui presenti vengono da ogni zona d'Italia.
    Nelle altre due occasioni abbiamo posto domande concrete su problemi reali che ledono diritti irrinunciabili: l'unica risposta che abbiamo ricevuto è che stavamo strumentalizzando i nostri bambini per ragioni politiche.
    Fa nulla che il ministero oggi pubblicizzi una riforma che ancora non c'è facendo parlare qui-quo-qua e Zio Paperone. Forse tra un po' avremo il lecca lecca al gusto Riforma ma questa non è strumentalizzazione dei bambini, si chiama marketing e va molto di moda.
    Per i genitori manifestare non è una moda: molti di noi preferirebbero dedicare il proprio tempo all'interno delle rispettive scuole per collaborare, insieme ai docenti, a realizzare una scuola veramente di qualità.
    Se siamo qui è perché percepiamo i rischi di una riforma che non è partita da esigenze didattiche o pedagogiche ma risponde puramente a logiche di risparmio economico. Negli ultimi anni sono stati tagliati i docenti, il personale ausiliario, i fondi per il sostegno, per l'integrazione, per l'edilizia scolastica, per la progettazione di qualità.
    Finite le voci di bilancio a cui attingere, oggi si taglia il tempo scuola, si taglia LA SCUOLA. Meno ore alla scuola elementare, meno ore alla scuola media, meno obbligo scolastico.
    I genitori non sono ostili pregiudizialmente alle riforme della scuola.
    Qualsiasi intervento finalizzato a migliorare il sistema scolastico pubblico non può che vederci entusiasti sostenitori. Non siamo però disponibili ad assistere inermi allo scempio della Scuola Pubblica, l'unica che, per definizione, ha il dovere di offrire e assicurare pari opportunità di crescita per tutti.
    Gli asili nido, la scuola materna, il tempo pieno, sono esperienze nate in Emilia-Romagna per iniziativa degli Enti locali. Miravano a rispondere a precise esigenze di tipo sociale, proprie di una società che stava cambiando profondamente.
    Nel tempo sono diventate parte dell'offerta scolastica statale, si sono estese sul territorio nazionale, diventando modello pedagogico di successo.
    SIAMO PARTITI DAL DOPOSCUOLA, NON VOGLIAMO RITORNARE AL DOPOSCUOLA.
    Qualcuno ha dei dubbi sul fatto che i cittadini che oggi sono in piazza a Bologna e a Roma abbiano piena consapevolezza delle ragioni per cui manifestano.
    Vorremo tranquillizzarli; gli articoli del decreto li abbiamo letti talmente bene che li rivediamo sotto forma di incubi durante la notte.
    Per quel che riguarda il tempo pieno, il decreto che riforma la scuola primaria
    - riduce le ore obbligatorie da 40 a 27,
    - non spiega cosa si farà nelle 3 ore facoltative (se davvero saranno attività così qualificate, perché non renderle curricolari, per tutti ?),
    - elimina gli articoli che prevedevano il doppio organico per classe,
    - derubrica il tempo per il pasto a pura assistenza, eliminando la presenza dei docenti (pensavamo si chiamasse educazione alimentare),
    - non quantifica né garantisce questo tempo.
    Certo, qualche sottosegretario si è affrettato a dire che con due ore di mensa al giorno (così i bambini mangiano con calma) si ritorna alle 40 ore del tempo pieno.
    Ma noi NON vogliamo solo le ore del tempo pieno (tutt'altro che scontate visto che ogni anno dobbiamo mendicarle a causa dei tagli agli organici e alle risorse per la didattica).
    Chiediamo che NON vengano cancellati per decreto trent'anni di esperienze pedagogiche, didattiche, organizzative che oggi si chiamano
    SCUOLA ELEMENTARE A TEMPO PIENO
    Metteteci nero su bianco che ogni bambino che richiederà il tempo pieno o la scuola dell'infanzia PUBBLICA, verrà accontentato. Che non dovremo farci carico surrettiziamente di voci di spesa che lo Stato ha il dovere di garantire.
    Da tempo noi genitori poniamo queste domande ma nessuno ci risponde. Non vorrei che ad essere inconsapevoli delle nostre reali esigenze siano proprio i nostri interlocutori istituzionali.
    Esiste un modo molto semplice per dare risposta al nostro senso d'inquietudine: traducete nelle leggi le promesse che sempre più spesso fate a voce.
    Solo così vedrete le piazze svuotarsi di genitori e le scuole riempirsi di bambini.

    Andrea Graffi

    Portavoce Genitori Attivi Scuola Pubblica

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